mercoledì 21 ottobre 2009

DOCUMENTO DI PRESENTAZIONE

Un’acuta crisi economica colpisce il capitalismo con effetti devastanti sulla maggioranza delle popolazioni sia del Primo e Secondo Mondo sia del cosiddetto Terzo Mondo. Nell’Occidente i diritti della maggior parte della popolazione sono calpestati da ogni governo (sia di centro-sinistra sia di centro-destra) e il “benessere” dei vecchi tempi è sempre più un ricordo lontano. Le leggi e i provvedimenti presi dai governi capitalistici sono a difesa della classe al potere e le conseguenze della crisi sono scaricate senza problemi sulle spalle dei lavoratori, bianchi o neri che siano.

I partiti politici che hanno governato (Centro-sinistra o Centro-destra) sono stati tutti d’accordo nel creare le condizioni per il supersfruttamento dei lavoratori immigrati. I lavoratori immigrati qui sono aumentati perché il sistema internazionale del capitalismo, con a capo le principali potenze imperialiste, ha sparso guerre di aggressioni ovunque, ha creato condizioni sempre più drammatiche nei Paesi dipendenti alle logiche criminali dell’economia cosiddetta globalizzata. L’immigrazione risponde alla volontà di avere manodopera a buon mercato da usare in concorrenza con quella dei residenti. I vari governi che in Italia hanno varato leggi repressive (Legge Turco-Napolitano e Legge Bossi-Fini) sono responsabili dell’uso di questa forza lavorativa come ricatto permanente verso i lavoratori italiani.

Si sono orchestrate (con il consenso della carta stampata e della televisione) campagne di criminalizzazione delle comunità di immigrati più presenti in Italia. Marocchini = delinquenti, Polacchi = delinquenti, Albanesi = delinquenti, Rumeni = delinquenti… insomma Immigrato = delinquente. La campagna “Sicurezza” è stata in modo infame utilizzata (dal sindaco di Roma Veltroni ai sindaci leghisti passando per quelli berlusconiani) per arrivare al tristemente famoso “Pacchetto Sicurezza”. Questa legge crea non sicurezza ma insicurezza, e un clima xenofobo e razzista verso tutti gli immigrati in modo che questi siano sempre più ricattabili dai padroni e quindi più utili al fine dello sfruttamento del lavoro. E così il sistema può beneficiare dell’immigrazione per far girare la sua macchina produttiva «nell’edilizia, nel settore alberghiero, nella ristorazione, nel lavoro di cura verso i bambini e gli anziani e nelle case, nell’agricoltura e nelle fabbriche del Nord» (come scriveva tempo fa un volantino del Comitato Immigrati in Italia). Ma perché quando si parla di sicurezza si parla degli immigrati considerati come dei delinquenti e non del peggioramento complessivo delle condizioni di vita? E non del potere d’acquisto del salario che cala a vista d’occhio, della flessibilità e della precarietà del lavoro, della disoccupazione, della mancanza di alloggi popolari e di canoni di locazione elevati, della sanità e dell’istruzione che vanno a rotoli, della sicurezza nei cantieri e nelle fabbriche, dell’aumento dei carichi di lavoro, dei continui infortuni col suo seguito di morti e invalidità permanenti? Della vera delinquenza sempre più espressione del potere economico?

A Roma non basta un salario per pagare l’affitto, il numero degli sfrattati è in aumento, le nuove coppie faticano a trovare un tetto, le occupazioni di case si allargano, chi ha contratto un mutuo vive nell’incubo di non poter pagare le rate. I prezzi dei generi di prima necessità (pasta, pane, pesce, carne, frutta, verdura…) aumentano continuamente, per non parlare dei prezzi dei servizi. Il cinema, il teatro… lo spettacolo si guarda solo alla tivù. Le vacanze? Se si fanno… a rate.

Questa realtà non è stata creata dai lavoratori immigrati. Il sistema utilizza gli immigrati come valvola di sfogo della rabbia degli italiani che subiscono il peggioramento della vita. Ma questa rabbia andrebbe scaricata contro la vera causa del peggioramento: un sistema che privilegia l’accumulazione della ricchezza nelle mani di pochi a svantaggio della maggioranza e che fa passare la falsa idea che il benessere del lavoratore sia quello della propria azienda. Il lavoratore italiano deve capire che non può e non deve considerare suo concorrente il lavoratore immigrato, perché facendo così non fa altro che accettare la guerra fra poveri che tanto avvantaggia questo sistema di oppressione e sfruttamento. Inoltre, il lavoratore italiano accettando questa condizione di divisione, peggiora la propria vita e si nega qualsiasi prospettiva di profonda trasformazione sociale, a tutto vantaggio della anti-umana logica del profitto.

Nei quartieri popolari, nei luoghi di lavoro e di studio, dove c’è la disoccupazione, deve arrivare una speranza e una luce di lotta, che la faccia finita con questa guerra fra chi si trova nella stessa barca. I lavoratori italiani devono imparare a considerare i lavoratori immigrati come l’occasione per aumentare la propria forza contrattuale da usare nelle lotte sociali per riconquistare tutti i diritti persi e guadagnarne di nuovi. Ma anche gli immigrati devono imparare a superare le divisioni fra le comunità e fra immigrati “regolari” e “irregolari”.

Per questa ragione, ed altre ancora, un gruppo di immigrati (del già esistente e tuttora operante comitato immigrati) e di italiani ha deciso di lavorare insieme. Per essere strumento di UNITÁ fra gli immigrati stessi e fra i lavoratori italiani e immigrati, fra tutti gli sfruttati contro la crisi che il capitalismo vuol far pagare ai lavoratori.. Lottare insieme per una NUOVA VITA, una vita dignitosa, dove si riesca a soddisfare i bisogni di casa, lavoro, istruzione… e serenità. Questa è la vera sicurezza che ci dobbiamo conquistare! Una sicurezza che è alla base di vincoli di solidarietà sociale e di classe, l’unica che crea certezze di futuro per la collettività, oltre che per sé e per i propri figli.

E ricordiamoci che i popoli non amano emigrare, desiderano vivere in pace e bene nella propria terra, non da schiavi ma da donne e uomini liberi.

Comitato Immigrati in Italia (Sede Roma) ed altri lavoratori italiani.

Roma, Luglio 2009


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